Il workshop  La Società Chimica Italiana: missione, organizzazione, prospettive si è tenuto giovedì scorso 4 luglio 2013 – Università di Roma "La Sapienza" Nuovo Edificio "Vincenzo Caglioti" del Dipartimento di Chimica – Aula II. Martino Di Serio in rappresentanza della Divisione di Chimica Industriale ha tenuto la seguente relazione:

La situazione attuale del numero di Soci SCI certamente non è quella che un'istituzione con la storia e la qualità scientifica che esprime si merita.

Sia per Ia SCI che per la nostra divisione si assiste ad una diminuzione del numero dei soci. E questo è sicuramente il problema principale che abbiamo da affrontare.

Nel seno della Divisione si è iniziato a fare un'analisi critica del fenomeno, sulla base delle informazioni raccolte da alcuni dei soci che non hanno rinnovato l'iscrizione.

Elenco le prime tre critiche in ordine di frequenza crescente:

1) Sono andato in pensione e non ho più interesse ad essere socio

2) Non capisco perché devo iscrivermi ad un'associazione che non mi dà niente in cambio

3) Ormai la SCI non è altro che un'associazione di professori Universitari.

La prima critica è legata ad situazione personale. La seconda ai servizi che la SCI fornisce. La terza all'immagine che diamo.

Cercherò ora nel breve tempo che ho a disposizione di indicare le possibili azioni che in seno al Direttivo sono state individuate e che proponiamo come punti di partenza per una discussione più ampia che coinvolga  tutta la SCI.

La Fidelizzazione dei Giovani

I laureati nel 2012 in Italia nel gruppo disciplinare chimico-farmacetico sono stati 834 (dati ALMALAUREA). Un bacino potenziale di soci sicuramente non trascurabile. Abbiamo tentato la via dell'Iscrizione dei 110 e lode, ma il problema reale è che poi questi soci si perdono perché non trovano interesse nelle attività e nei servizi offerti dalla SCI. Come possiamo diventare un punto di riferimento per questi giovani?

Una possibilità potrebbe essere quella di essere riconosciuti come un canale preferenziale per trovare una posizione lavorativa.  Attualmente tramite SCI-List sono pubblicizzate posizioni di dottorato/assegno di ricerca post doc.  Questo servizio potrebbe essere offerto ai soci tramite una Bacheca elettronica e pubblicizzato come servizio della SCI. Naturalmente il servizio andrebbe potenziato dando la possibilità anche alle aziende di utilizzare la Bacheca. Si potrebbe pensare a convenzioni con Federchimica e/o con società di recruitment.

La formazione ai Soci

Siamo abituati a pensare alla formazione nell'ambito delle nostre esperienze che sono essenzialmente di formazione Universitaria ai diversi livelli (Laurea Triennale, Magistrale, Dottorato di Ricerca).

Spesso la richiesta di formazione che i nostri giovani hanno è di tipo tecnico e/o gestionale. Nella SCI queste competenze ci sono. Bisogna lavorare per organizzare corsi/workshop di formazione a costi convenienti per i Soci SCI su questi argomenti. Alcuni temi di possibile interesse sono:

Tecniche Analitiche per il controllo Ambientale; la sicurezza di prodotto (REACH); la sicurezza di processo; la gestione dei Progetti di Ricerca; il lavoro di gruppo; la pianificazione della sperimentazione; la verifica della validità economica del progetto; la protezione della proprietà intellettuale; il reporting.

Non solo i nostri giovani hanno l'esigenza di formazione anche gli altri chimici non Accademici hanno una forte esigenza di aggiornamento negli stessi settori sopra citati. Su questo versante potrebbe essere proficua una collaborazione con l'Ordine dei Chimici. E' veramente strano che sia la SCI e il CCN facciano parte di EuchemES e che poi a livello Italiano le interazioni siano quasi inesistenti. Sulla formazione professionale e su altri aspetti di possibile collaborazione SCI - Consiglio Nazionale dei Chimici, si dovrà lavorare molto.

La forza delle altre Società Chimiche Europee spesso sta proprio nel forte rapporto che queste società hanno con il mondo delle professioni.  

Una forte attività di formazione nei settori citati avrebbe sicuramente la conseguenza di diminuire l'immagine della SCI di una società interessata solo all'accademia.

Attività del tipo sopra descritte sono organizzate dalla Divisone di Chimica Industriale e hanno avuto sempre forti ritorni sia economici che di immagine. Sono però attività non strutturate in un piano organico. D'altra parte tutte si sono basate sugli forzi volontari di alcuni soci  e pretendere un impegno continuo di questi non è ragionevole.

A questo proposito la creazione una struttura organizzativa dedicata alla formazione professionale all'interno della SCI potrebbe essere una fonte di reddito per la Società non trascurabile. Questa è un' iniziativa necessariamente della sede Centrale a cui le Divisioni, i Gruppi, e le Sezioni Regionali potranno contribuire offrendo le proprie competenze e/o dando il supporto logistico locale.  

Come esempi di corsi si possono vedere i corsi proposti dall'ACS: http://proed.acs.org/course-catalog/

 

Rapporti  Accademia - Industria e il ruolo della SCI

Lo scarso appeal che la SCI ha nei confronti dell'Industria può derivare dalla distanza tra l'Accademia e l'Industria.

Questo dovrebbe portare alla conclusione che in Italia l'industria è poco interessata al mondo della in ricerca in generale o al rapporto con la ricerca accademica in particolare.

Esistono per fortuna realtà industriali che nei rapporti con il modo della ricerca accademica continuano ad investire ma nel panorama Italiano dove la maggior parte delle aziende è caratterizzato da una dimensione medio piccola, questi esempi sono purtroppo pochi (Sarebbe interessante fare un censimento a tale proposito). Si può lavorare affinché gli investimenti di queste compagnie leader aumentino. Questo sforzo aiuterà sicuramente queste aziende a mantenere l'eccellenza nei loro settori di interesse ma non sarà un'azione organica su tutto il sistema industriale che continuerà ad essere distante dall'Università.

Allora la risposta che può venire in mente è che la scarsa diffusione del rapporto Industria-Università  è legato alla dimensione delle aziende che essendo medio-piccole non sono interessate alla ricerca. Questa risposta parte da un dato esatto (la dimensione delle aziende) ma la conclusione è sbagliata. Secondo l'ultimo rapporto Federchimica sull'industria chimica il 48% delle aziende è coinvolta in attività di R&S (sono circa 800 industrie).

Qual è allora la conclusione? l'industria chimica italiana pur facendo ricerca non è (purtroppo) interessata al rapporto con la ricerca accademica.

Una delle cause  probabilmente è nella non corrispondenza tra i temi di ricerca affrontati nelle nostre Università e quelli dell'Industria Chimica Italiana. A questo proposito, per inciso, il mondo industriale lamenta anche una incoerenza fra le esigenze delle aziende e la preparazione dei laureati in Chimica, ma questo è un discorso che ci porta lontano è non può essere affrontato in questa sede.

Questa dicotomia dovuta ad una scarsa comunicazione tra l'Università e l'industria chimica, comporta sicuramente una perdita di competitività del nostro paese.

E' necessario conoscere quali sono i problemi attuali che le nostre aziende stanno cercando di risolvere per continuare a rimanere competitive. Queste informazioni non possono che venire dall'Industria e bisogna pensare a nuove modalità di incontro. Non i classici convegni, ma workshop in cui invitare le aziende in modo che presentino la loro attività industriale e di ricerca. E' solo conoscendo la realtà industriale che può rinascere un dialogo che negli anni passati ha dato importanti risultati. In quest'azione il coinvolgimento di Federchimica risulta importante. Horizon 2020 potrebbe essere l'occasione per organizzare un'azione comune e coordinata tra il mondo industriale ed accademico. In questa prospettiva la SCI potrebbe essere il luogo di incontro ideale.